In
questa campagna elettorale è il tema dell’anticamorra,
che per la prima volta, deve diventare
centrale (o almeno tra quelli più significativi) nella discussione
pubblica determinando un vero e proprio
stravolgimento nelle candidature e aprendo così scenari inediti. Il contrasto delle infiltrazioni camorristiche
nel tessuto istituzionale ed imprenditoriale del nostro comune non può essere un capitolo del programma
elettorale o uno spot, deve essere il
punto di vista attraverso cui governare, il prerequisito per l’agire pubblico e
politico, il modo di leggere i processi sociali ed economici.
Noi di Sinistra Ecologia e Libertà
crediamo che in questa città sia necessario avviare
una discussione sul sistema criminale, su come l’economia, il sociale, il
welfare siano scivolati in una crisi sempre più profonda a causa della presenza
della camorra e delle sue collusioni con la politica e le
istituzioni e dell’inconsapevolezza ed indifferenza dei tanti. Responsabilità,
rinnovamento e partecipazione sono le tre parole su cui costruire il presidio
contro l’ illegalità nel futuro, un movimento diffuso e popolare che metta al
centro del suo impegno la difesa dei diritti e gli strumenti culturali e
sociali di contrasto alla criminalità organizzata. Per questo abbiamo deciso
di mettere a disposizione le nostre
idee, analisi ed energie dentro questa città, scegliendo, non senza difficoltà, una complessa interlocuzione con il tavolo di
centro-sinistra e chiedendo un candidato sindaco garante di questi principi. Quello che vogliamo affermare con il
nostro programma, è consono ad una
sinistra che sceglie di misurarsi con il governo della sua città
nel momento difficile della crisi che la attraversa, che mette in campo
la dignità sociale come principio base di una democrazia
paritaria e di genere, che insiste sulla centralità del lavoro e sulla
conversione che abbia al centro la green economy, sul welfare e la responsabilità pubblica nel contrasto alla povertà e
alle disuguaglianze crescenti, sulla tutela dei diritti a partire da
quello al reddito, sui beni sottratti
alla criminalità organizzata e
restituiti alla cittadinanza. Da più di 15 anni
il territorio non cresce, sacche di
povertà coinvolgono una grande
percentuale delle famiglie e con un’incidenza quattro volte superiore a quella osservata
nel resto del Paese. Si registra
in questo periodo un’ulteriore
incremento del tasso di disoccupazione, in particolare per le donne ed i
giovani, mentre la crisi genera una crescita dei bisogni ed un disinvestimento sul sistema dei
servizi socio-sanitari già fortemente
inadeguato. Una situazione di svantaggio nota che sta comportando
un aumento ulteriore delle disuguaglianze sociali e che dovrebbe allarmare chi
invece ha la responsabilità delle politiche sociali e di trovare risorse e
risposte adeguate. La crisi, i processi di impoverimento, la diffusa
vulnerabilità economica, la crescente complessità della domanda e dei bisogni
sociali richiederebbero un rafforzamento delle politiche di welfare e di contrasto
alla povertà. C’è, al contrario, una sistematica riduzione delle attenzioni,
delle politiche e delle risorse dedicate a tale settore. Un disimpegno anche, e
soprattutto, culturale che appesantisce il lavoro degli operatori con
l’ulteriore difficoltà di «utilizzare i linguaggi dei diritti e
dell'accoglienza in uno scenario culturale e sociale che non si ferma a
guardare chi resta indietro e, piuttosto che accogliere, tende a marginalizzare
e allontanare». Si tratta di una deriva del tutto funzionale all’idea di
relegare la gestione dei poveri e del disagio alla repressione, al contenimento
e all'assistenzialismo caritatevole che diventa indecente se si trasforma in
politica pubblica.
A Santa Maria Capua Vetere ci troviamo, quindi, a fare ancora una volta i
conti con scelte di tagli e di riduzioni e con una gestione delle politiche
sociali comunali e di ambito orientata da logiche personalistiche e clientelari che, come da lunga tradizione, ha
elargito come favore quanto riconosciuto come diritto. Gestione tra l’altro
inefficace che ha sprecato occasioni e non solo non ha saputo intercettare
risorse ed opportunità con una buona attività progettuale, ma non è stata in
grado di spendere le risorse già destinate al territorio da misure dedicate,
perdendole. Su tutto questo noi intendiamo intervenire con una nuova amministrazione
che dia risposte concrete ai bisogni
delle persone a partire dall’idea che le politiche sociali non possono
continuare ad essere marginali né possono essere considerate solo un investimento a perdere ma, al contrario,
rivestono un ruolo centrale per promuovere le condizioni di partenza della
crescita di un territorio e per garantire legalità e giustizia sociale.
Il welfare e il lavoro sociale non
solo sono possibili, necessari e
sostenibili, soprattutto nei momenti di crisi, ma, se correttamente realizzati, oltre a tutelare
i diritti dei più fragili e aumentare benessere e sicurezza collettivi, sono anche economicamente utili ed esempi di buona
e razionale spesa pubblica. In un’ottica
di prevenzione all’odierno disimpegno economico, culturale e politico sui temi del welfare occorre
reagire con coraggio e rivendicando, pur in epoca di scarsità, il valore e
l'indispensabilità delle politiche sociali, dei servizi territoriali, degli
interventi mirati alla coesione e all'emancipazione delle persone. Occorre
attaccare i luoghi comuni e le semplificazioni, gridare forte che è l’austerità che spreca. Si tratta di
tornare a investire sulle politiche sociali e di cittadinanza per raggiungere
obiettivi di coesione e di inclusione, di sicurezza, salute, di promozione
della legalità e della qualità della
vita della comunità. Perché ciò accada è necessario che gli interventi di
protezione sociale siano coniugati all’interno di strategie pubbliche che
tutelino i diritti di cittadinanza, per cui le azioni, le politiche e gli
interventi devono essere organicamente collegati alle politiche della cultura,
del tempo libero, della mobilità dei giovani, dell’educazione, della formazione
e del lavoro, della pianificazione urbanistica e devono essere integrati con le
politiche socio-sanitarie e sanitarie. Ma, innanzitutto, le politiche sociali
devono essere dotate di risorse
significative per un rilancio concreto del welfare. Ciascuno deve fare bene
la sua parte evitando che la governance verticale
sia occasione di alibi reciproci. La prossima amministrazione deve essere occasione
per un necessario salto di qualità, che utilizzi bene le risorse ordinarie (FNPS, FNA), sapendole
incrociare con quelle provenienti dai Fondi Strutturali. Per questo sarà
indispensabile individuare
professionalità dotando il comune
e l’ufficio di piano di una dirigenza competente.
Il nostro
programma non può che essere orientato a rivalutare le politiche sociali attraverso un
più forte investimento di risorse e servizi; condizioni economiche più adeguate a garantire la qualità del
lavoro sociale e maggiori tutele per i lavoratori del settore; una più puntuale ed efficace programmazione per il
reale sviluppo di un sistema integrato di servizi e prestazioni sociali; certezza nei tempi e nelle
modalità di pagamento.
In
particolare sarà indispensabile prevedere un più forte investimento per il sistema dei servizi sociali valorizzando il significato del lavoro sociale
nei processi di sviluppo; destinare urgentemente più risorse economiche alla
spesa sociale, innalzando ad almeno 10
euro la spesa sociale pro-capite annua. Per una reale discontinuità con le
precedenti amministrazioni sarà indispensabile pretendere la massima trasparenza delle procedure di affidamento al terzo settore, consentendo la tracciabilità degli impegni e dei mandati di pagamento portando
in tempi fisiologici i pagamenti per le attività in corso.
Il nostro programma promuove un welfare di comunità, in cui
la solidarietà, lungi dall’essere riduttivamente carità e beneficenza, è un
modello efficace di convivenza fondata sull'emancipazione e l’autonomia dei
soggetti coinvolti; sull'accoglienza in luoghi degni e accessibili; sulla
convivenza (e non solo co-esistenza) delle differenze; su azioni di mediazione
sociale e dei conflitti capaci di far sentire tutti gli attori (forti e deboli,
primi e ultimi, normali e differenti) come parte integrante, reciproca e
riconosciuta di una comunità o di un gruppo (solo il riconoscimento determina
fiducia, rispetto, appartenenza);
Il nostro programma promuove un welfare della cittadinanza e della
responsabilità, che si riconosce e vuole essere riconosciuto come
insieme di azioni teso al benessere dell'intera comunità; che rivendica la
propria trasversalità all'agire amministrativo; che rivendica il diritto alla
partecipazione e alla corresponsabilità nelle diverse azioni tese al governo
del territorio, soprattutto a livello locale, nell’ottica di una sussidiarietà non
subalterna e funzionale alle logiche di potere gestionale dei servizi, ma
espressione della ricchezza delle risorse e delle opportunità.
“La scommessa è creare ricchezza economica e
sociale con le risorse che nessuno vede e vuole rendere disponibili, risorse
cognitive, emotive, strategiche …..innescare risorse inutilizzate, liberare
energie, produrre visioni più articolate, prefigurare progettualità inedite.
Investire sulla socialità per generare risorse utili per costruire e sostenere
servizi di qualità ed innovativi” F.
Olivetti Manoukian.